Altra fiche da
giocarsi il climax.
Dove spostarlo per aumentare la tensione emotiva e la
suspense sino ad arrivare al culmine?
Ovvio, alla fine.
Si doveva, per essere efficaci, alzare l’asticella della curiosità ad ogni capitolo per arrivare al culmine della piramide:
la fine del libro, ma siamo sicuri che
sia una fine?
Ad ogni passo l’aria sembra rarefarsi sempre più per le
tante incognite ed ostacoli che s’incontrano nel cammino ma, poi, aprendo l’ultima porta arriva il sole,
il lettore scopre che c’è un aliante a disposizione per librarsi liberamente in
volto, perché in realtà non è “la fine”
ma l’inizio di un nuovo capitolo, che Elena sta scrivendo dopo il grande
cambiamento che ha affrontato e subito alla fine della malattia.
Quando iniziammo il
libro tutto il progetto era delineato e ben scandito tranne un piccolo
particolare: la fine, non sapevamo esattamente quale fosse la soluzione migliore
e ritenni più funzionale lasciare che ci si arrivasse a scoprirlo cammin facendo.
Verso gli ultimi capitoli ebbi la folgorazione sulla via di
Damasco, utilizzare l’escamotage
dell’epistola,
vagamente di foscoliano
sapore. Una lettera a cuore aperto scritta
alla figlia Julia (Alex nel romanzo) per arrivare ad una chiusura parziale
del circolo, dove dalla giuntura centrale del cerchio si diparte una linea
retta non finita, quella che Elena sta percorrendo ora vivendo la sua vita
oltre il destino.
La lettera è l’apice,
l’arrivo, il traguardo in un porto che non
è approdo definitivo ma nuova partenza, altri lidi da esplorare
ancora…
Aggiungo, solo per nota di redazione, che è il capitolo che amo di più, perché è
stata una mia scelta, basata sulla fiducia e sull’ascolto totale delle parole e
delle emozioni di Elena, che è di fatto anche la mia dedica alla forza ed al coraggio di Elena.
Barbara