Venerdì
1 Luglio 2016, a
Borgosesia, nel “salotto” del Centro Studi Turcotti, Marinella Mazzone ha
accolto Elena Macchiorlatti e Barbara Saccagno, autrici del romanzo
autobiografico “Oltre il mio destino”,
presentate da Piera Mazzone, Direttore della Biblioteca Civica Farinone Centa
di Varallo Sesia. Il libro, che era nato per raccontare alla figlia di Elena la
terribile esperienza di una lotta vittoriosa contro un cancro all’utero al IV
stadio, a ventisette anni, è stato stampato perché Barbara ha pensato che fosse
una “vicenda esemplare”, un “libro di speranza”, che poteva aiutare
chi stava combattendo e anche coloro che, pur non dovendo affrontare la
malattia, si trovano accanto persone che lottano e che hanno bisogno di un
sostegno, a non sentirsi abbandonati. Oggi, che “tumore” non è più sinonimo di morte certa, ma è una malattia
curabile, ci sono ancora persone che rifiutano anche solo di pronunciarne il
nome: “Non voglio essere impressionata”
e quindi non hanno partecipato alla serata, perdendosi un’opportunità di consapevolezza.
Elena
oggi ha una figlia di vent’anni, è una donna serena, impegnata nel sociale come
Presidente dell’Associazione “Abitare
Insieme”, nata da un progetto di cohousing,
che racchiude il concetto di condivisione, di appartenenza ad una Comunità,
perché il “vicinato elettivo” è
un’esperienza che arricchisce l’intero
territorio. Elena, pur avendo avuto dei periodi in cui avrebbe voluto mollare
tutto, è riuscita a non perdere mai la speranza e la forza di combattere, e racconta,
emozionandosi com’è normale, la sua storia, popolata di persone che le sono
state vicine, sempre, dal padre alla madre, alla zia infermiera, ai suoi tre
medici: il ginecologo, l’oncologa e colui che le faceva la chemio e la radioterapia:
“Noi facciamo la nostra parte, ma tu devi
fare il tuo cinquanta per cento”. La
dura disciplina della danza che tempra e forgia il carattere ha aiutato Elena a
resistere e si è trasformata in una metafora di quell’autodisciplina che è
necessaria per intraprendere un cammino lungo, difficile, il cui esito è incerto, ma è l'unica strada possibile.
Barbara
Saccagno ha saputo mettersi in ascolto, sollecitando Elena a non rifiutare
nulla, per fare emergere anche la parte oscura, quella che non era mai stata
raccontata a nessuno, perché era necessario portare tutto fuori di sé. Creando
Nina, la protagonista del romanzo, un alter ego di Elena, è stato messo un
filtro tra quello che viene raccontato e quello che è stato vissuto. Nel
romanzo il baricentro temporale si sposta continuamente in un gioco di rimandi
e di “rimpalli”: i singoli capitoli possono essere letti come storie
concluse, ma solo l’unione di tutti gli elementi fa emergere la figura di una “tigressa”
come Nina-Elena si definisce.
L’ultima
parola non è “fine” ma: “Ricominciare a vivere si può e io sono qui
per dimostrarvelo”.
Piera Mazzone
IMMAGINI
Elena Macchiorlatti;
Marinella, Elena, Piera, Barbara;
Pubblico.
Immagini gentilmente concesse da Piera Mazzone
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